Keep in Touch

Premessa: Salve a tutti!
Sono secoli che non ci si vede, eh? (?)
Risparmierò le mie osservazioni riguardo questa storia per le note finali, perché altrimenti questa premessa verrebbe fuori a dir poco chilometrica xD
Qui mi limiterò a dirvi che “Keep in touch” è stata scritta per la mia cara plubuffy (come tutte le mie 2min lol), per esaudire il suo desiderio di leggere una “MinniexTaemin” (xD).
Già da ciò, potete intuire che questa fic ha subito una serie consistente di modifiche nel corso della sua realizzazione, tanto che se doveva esserci solo Taemin, non so come e non so quando, è finita invece per diventare una 2min.
Ma, cosa più importante, questo doveva essere il mio primo tentativo di una pwp in piena regola, ovvero di una smut pesantemente fisica e praticamente priva di legami affettivi.
Non solo, doveva anche essere bdsm.
Alla fine però questi miei progetti sono andati a monte per svariati motivi e la storia che potrete leggere è ciò che ne è uscito fuori.
Detto questo, la pianto di ammorbarvi!
Buona lettura! :3
(non vedo l’ora di arrivare alle note finali per lamentarmi di questa storia lol)

Titolo: Keep in touch
Fandom: SHINee
Rating: rosso (V.M. 18!)
Genere: generale; erotico
Pairing: 2min
Note: One-shot; AU; pwp; OOC (?)
Introduzione: Tutum. Tutum. Tutum.
Taemin avrebbe giurato di sentirlo il battito martellante del suo cuore, ben più forte di quello di qualsiasi basso.
Non era una sensazione indesiderata, tutt’altro.
L’idea di ritrovarsi lì, steso su uno dei divanetti della scuola di danza dei suoi genitori, era proibita ed eccitante, così come lo era lo sguardo profondo di Minho che vagava lento sul suo corpo nudo.

“Da grande voglio fare il falegname”

Taemin sentiva il cuore scoppiargli in petto.
Era sicuro che, arrivato a quel basso – quello così profondo che quasi gli scuoteva le gambe-, gli sarebbe finalmente esploso.
Gli sembrava infatti che l’aria fosse troppa e troppo poca al tempo stesso.

Fece un altro paio di passi a tempo di musica, osservando nello specchio il riflesso suo e degli altri studenti che seguivano con meticolosa attenzione ogni mossa che eseguiva.
Il suo collasso lo avrebbe rimandato a dopo, perché la lezione non era ancora giunta al termine e lui non poteva permetterselo.

I bassi erano ora arrivati al massimo della loro potenza, prepotenti e martellanti nelle sue orecchie – la musica ora sempre più frenetica, i passi veloci e le braccia stanche.

Taemin, che ormai conosceva quella coreografia meglio del palmo della sua mano e che sapeva perciò di essere quasi giunto alla fine, si concesse di rubare una veloce occhiata in direzione della porta dello studio.
Scorse di sguincio sua madre, nonché istruttrice principale e proprietaria della scuola, affacciarsi sull’uscio della stanza e sussurrare qualche parola ad un alto ragazzo dai capelli corvini.

I suoi occhioni si spalancarono un poco dalla sorpresa: non si era reso conto di quella presenza inaspettata e forse un po’ per quello gli risultò difficile tornare a concentrarsi sui martellanti bassi della canzone.

Fu una vera liberazione quando la musica si interruppe di colpo, imitata da quella quindicina di ragazzi che affollavano lo studio.
Rimasero per alcuni secondi immobili di fronte allo specchio – appena un poco traditi dal tremore delle loro ginocchia-, sforzandosi di non interrompere ancora la posa finale.
Taemin, dal canto suo, non poté trattenere una piccola risata, sia per la soddisfazione della coreografia ben eseguita, sia per la visione buffa di tutti loro immobili come fossero nel vivo di una partita ad “un-due-tre stella!”.

Fu lui, in quanto istruttore, a rompere l’incantesimo con un battito di mani, risvegliando le belle statuine dal loro sonno profondo.

Solo dopo essersi congratulato con tutti loro ed aver annunciato la fine della lezione, si concesse finalmente di rilassare il suo corpo provato: le ginocchia quasi gli cedettero di colpo dalla fatica e il sudore prese a colargli lungo tutto il viso, fino ad impregnargli le punte dei capelli un po’ troppo lunghi.

-Taemin-ssi, puoi andare a riposarti – la voce profonda del ragazzo dai capelli corvini lo riscosse d’improvviso dal suo torpore. Non vi era nemmeno un punta di gentilezza nel tono dell’altro, ma nondimeno il ballerino sorrise calorosamente, accentando di buon grado l’asciugamano che si vide porgere.

-Grazie, Minho-hyung.

Si asciugò il viso con fare sbrigativo, prima di prendere un profondo respiro perché – non aveva alcun dubbio- il cuore gli era per davvero scoppiato in petto e lui ancora faticava a respirare.
Infine, non appena regolarizzato un poco il fiato, si decise a frizionarsi un poco i capelli umidi.

-Com’è stato il viaggio? – chiese tutt’a un tratto.

Minho non sobbalzò alla domanda improvvisa, quasi come se non avesse atteso altro fino a quel momento.

-Stancante. Le lezioni erano pesanti e adesso mi toccherà anche dare l’esame…però la città non era male.

-Oh?

-Sì, sì. L’abbiamo girata poco…non c’era tanto tempo. Però non era affatto male.

Taemin annuì distratto, chiaramente poco interessato al discorso, tanto che risultava difficile capire se lo stesse davvero ascoltando o se stesse in realtà pensando a tutt’altro.

Minho non sembrò molto seccato da quell’atteggiamento, al contrario non gli diede affatto peso e proseguì a parlare come se avesse avuto la totale attenzione del compagno.

-Però tre settimane sono lunghe. Mi è mancato venire qui.

Fu solo allora che il più piccolo fece finalmente caso a ciò che gli stava venendo detto, se il guizzo vivo nelle sue pupille ne era una qualche indicazione.

-Mh? Sì, Minho hyung?

-Sì, Minnie-ah, mi sei mancato. Non lo sai quanto mi sei mancato – sussurrò, approfittando della confusione attorno a loro per non dare troppo nell’occhio.

Le pupille grandi di Taemin si fecero ancora più vive, mentre questi ricambiava ciò che gli era stato detto con segreta malizia.

Ci vediamo dopo, hyung.

Mai promessa era sembrata più allettante di quella per Minho.

***

Tutum. Tutum. Tutum.

Taemin avrebbe giurato di sentirlo il battito martellante del suo cuore, ben più forte di quello di qualsiasi basso.

Non era una sensazione indesiderata, tutt’altro.
L’idea di ritrovarsi lì, steso su uno dei divanetti della scuola di danza dei suoi genitori, era proibita ed eccitante, così come lo era lo sguardo profondo di Minho che vagava lento sul suo corpo nudo.

L’espressione quasi ferina che il fidanzato indossava in volto faceva formicolare di piacere il suo membro, così che già pregustava ciò che lo aspettava.

Non poteva certo negare che fosse fastidioso doversi vedere di nascosto come ladri, approfittando di ogni scusa a disposizione per trattenersi oltre l’orario di chiusura della scuola; e che fosse terrorizzante il pensiero di venir colti in flagrante dai suoi genitori, di venir giudicati e, peggio ancora, separati.

Eppure con i mesi avevano scoperto il modo di trasformare un soffocante peso in un interessante gioco, fatto di bugie conosciute solo a loro e di eccitante adrenalina.

Era in questa nuova allettante prospettiva che Taemin si era abbandonato ai loro incontri serali.

Con eccitazione crescente, il giovane osservò Minho assicurarsi che la porta d’ingresso fosse ben chiusa, prima di avvicinarsi a lui e accomodarsi sul bracciolo dello stesso divano.

-Sei pronto?

-Mh-mh – mormorò Taemin in assenso.

Il moro sembrò soddisfatto della risposta, ma non accennò ancora a muoversi. Incatenò il suo sguardo con quello del più piccolo per poi sussurrare:

-Ricorda che se non ti va, possiamo anche solo andare al cinema o qualcosa del genere

L’interpellato per tutta risposta ridacchiò divertito, coprendosi la bocca con il dorso della mano ed assottigliando un poco gli occhi.

-Te ne vai per tre settimane e mi torni invecchiato di trent’anni? Se non hai voglia di divertiti un po’, guarda che mi rivesto

La sua “minaccia” era tutto fuorché credibile, vista la malizia insita in quelle parole e i movimenti poco convinti del suo corpo. Non a caso il suo fidanzato, più che allarmato, appariva piuttosto divertito dalla scena, tanto che le labbra gli tremavano come stesse trattenendo una risata.

-E’ solo che mi sei mancato, Minnie-ah – disse mentre il ballerino si riaccomodava sul divanetto. La sua espressione rilassata però lasciò man mano posto ad un sorriso sghembo ed eccitato – ma se è il gioco sporco che vuoi, il gioco sporco avrai.

A Taemin piacevano le loro piccole e innocenti scaramucce. Così come amava anche andare al cinema insieme a vedere un bel film horror, o al parchetto a giocare a calcio o ancora alla sala giochi per staccare un po’ dallo studio e dal loro lavoro part-time – non avrebbe mai potuto negarlo.

Però vi erano sere in cui quegli innocenti passatempi non erano abbastanza, in cui Taemin aveva bisogno della voce tentatrice di Minho che gli carezzava le orecchie e della sua mano callosa che toccava ben altro.
Lui stesso aveva sentito la mancanza del compagno in quelle tre settimane di lontananza e, vergine o meno, desiderava percepire quei polpastrelli violargli la pelle e mandarlo a fuoco.

In poche parole, moriva dalla voglia di giocare sporco.

Senza degnare l’altro di una risposta – fin troppo scontata d’altro canto-, si limitò ad accomodarsi meglio sul divano: poggiò la schiena contro il bracciolo e si infossò per bene fra i cuscini, avvertendo il rivestimento sintetico creare una scomoda frizione sulla pelle tremante.

-Allora, Taemin-ah- sentì la voce calda di Minho sussurrare – che ci fai con le gambe ancora chiuse?

Il diretto interessato osservò eccitato il ghigno che accompagnava quelle parole, troppo stordito dallo sguardo ingordo che vagava su ogni centimetro del suo corpo per poter fare come gli era stato comandato.

-Cosa aspetti? Non ricordi le regole del gioco? Io ordino, tu esegui.

Taemin non se lo fece ripetere due volte: già ansimando un poco alla prospettiva di quello che sarebbe seguito, spalancò le gambe toniche, poggiandone una a terra e l’altra sullo schienale.
Le mani gli prudevano dal desiderio di toccare la pelle bollente del suo membro semi-eretto, ma non osò muoverle, attendendo ulteriori ordini.

Minho mugugnò soddisfatto a quella vista, avvicinandosi lentamente alla figura distesa del suo compagno.
Gli chiese quindi di accomodarsi meglio, sistemando la schiena di modo tale da rimanere non proprio seduto, ma quasi.
Trovava quella posizione assai eccitante, non solo perché conferiva al ballerino un’apparenza, se possibile, ancora più languida, ma anche poiché gli forniva la spettacolare vista di quella bellissima carne in cui un giorno- e già pregustava quel momento- sarebbe finalmente entrato senza riserve.

Taemin aspettò con pazienza che l’altro gli si sedesse più vicino, così da poterlo finalmente afferrare per la maglietta e svestirlo – perché non era forse un’ingiustizia che Minho fosse ancora ben coperto mentre lui era al contrario del tutto nudo?

Questi lo lasciò fare , godendo del modo in cui la sua pelle bronzea tremava a contatto con i polpastrelli caldi del compagno. Era una sensazione così piacevole che decise di concedersi alcuni secondi per assaporare meglio quei tocchi leggeri che ora si posavano sugli addominali tesi, ora gli sfioravano i capezzoli scuri con timida malizia.

La verità era che trovava affascinante quel conflitto perenne che macchiava ogni gesto di Taemin, il modo in cui una lato di lui bramasse il contatto delle loro pelli e al tempo stesso quasi lo rifuggisse.

Così, se da una parte quelle dita tentennavano sui suoi muscoli tesi quasi fosse peccato toccarli, dall’altro un paio di pupille ben poco innocenti divoravano ogni anfratto del suo corpo tonico come fosse stato l’ottava meraviglia del mondo – e Minho, Minho sentì il suo respiro farsi un poco pesante a quello spettacolo.

Il ballerino si accorse subito dell’eccitazione che aveva colto il più grande e pensò bene di approfittarne, sporgendosi in avanti per posare un bacio su quelle allettanti labbra carnose.
Il compagno però fu svelto a tirarsi indietro, lanciando un’occhiata divertita a quelle mani rimaste sospese a mezz’aria.

-No, no, Minnie-ah. Non ti stai comportando affatto bene. Devo forse legarti le mani? – domandò con un tono condiscendente che Taemin avrebbe di certo trovato fastidioso in altre circostanze  (e a dire il vero un velo di irritazione gli attraversò il volto per alcuni secondi, prima che riuscisse a reprimerlo).

La loro vicinanza era fin troppo frustrante, perché Minho era lì –ne sentiva il profumo e il calore della pelle- ma al tempo stesso sembrava un fantasma, impossibile da toccare.

Si levò una risata maliziosa a farsi beffe della sua sofferenza.

-Mi piace come ti ecciti facilmente – osservò con tranquillità il più grande, scegliendo convenientemente di ignorare il desiderio che scuoteva il suo, di corpo.

La voce roca di Minho peggiorò ancora di più la situazione per Taemin, tanto che questi era sicuro che il suo membro adesso fosse più teso di una corda di violino. Ne ebbe la conferma quando il compagno glielo sfiorò con sadica giocosità.
Di quel tocco non rimasero che fugaci tracce di piacere e il giovane dovette sospirare per sgonfiarsi un poco il petto saturo d’aria.

Il moro dal canto suo si leccò le labbra, allontanandosi da quella figura stesa sul divano per poterla ammirare meglio, così come si fa con un’opera d’arte.
Non erano solo quel corpo pacatamente eccitato e quella fronte imperlata di sudore a scatenare un istinto quasi primordiale in lui, ma anche il modo in cui gli occhi del compagno sembravano quasi lucidi dalle lacrime.

Taemin non aveva il pianto facile, tutt’altro.
Eppure, quando lo stuzzicava, i suoi occhi parevano sempre brillare in quel modo perso e distrutto, tanto che Minho aveva la sensazione che quasi piangesse di desiderio, di passione e di amore.
Un incontrollabile amore, quasi morboso per un ragazzo come lui.

-Minho, avanti. Dai…- lo pregò Taemin nella confusione di un respiro.

L’altro non ebbe pietà: senza nemmeno dar segno di averlo sentito, si limitò a cibarsi della vista di quel corpo steso, senza accennare a toccarlo.

Invece lasciò scivolare la mano contro il cavallo dei suoi stessi pantaloni, massaggiando il rigonfiamento ormai evidente.

Taemin stava cominciando a spazientirsi, detto in tutta onestà.
Gli avrebbe volentieri strappato i jeans a morsi.

Minho, letta la frustrazione dello sguardo del più piccolo, non poté trattenersi dal ridacchiare ed aumentare la pressione del suo massaggio.
Osservava come quella dolce fessura tremava e si contraeva bisognosa, come le gambe toniche del ballerino stessero fremendo e a stento conteneva la sua di disperazione- perché sì, quella vista scuoteva il suo corpo di desiderio.

Infine, stanco di aspettare, gli si avvicinò piano, quasi si stesse avventando su una preda.

Quando il più piccolo lo vide venirgli vicino, gli lanciò un’occhiata speranzosa, che non tardò a divenire tormentata quando il moro rimase immobile ad osservarlo, senza fare nulla.

Proprio quando credeva ormai di star per esplodere, una voce roca e carezzevole gli comandò:

Toccati. Fallo, subito.

Taemin non ebbe bisogno di sentire altro: la sua mano affondò repentina in mezzo alle cosce, pronta a pompare l’erezione ormai bollente. Tuttavia, prima che riuscisse anche solo a sfiorarne la pelle già un poco bagnata, quella voce autoritaria lo bloccò di nuovo- tanto che, in tutta fede, cominciava davvero ad odiarla.

-No, non lì- iniziava a detestare anche quel tono un po’ sadico.

-Perché non mi dici tu  cosa vuoi che faccia, mh? Parola per parola.

Seguirono alcuni istanti di silenzio in cui solo i loro ansiti ebbero il coraggio di parlare.

-Bagnati le dita e poi toccati i capezzoli.

Sì, il ballerino era più eccitato che mai.
Minho lo fissava – le sue pupille così scure e acquose che era certo di poterci annegare dentro-, si leccava le labbra secche in un gesto istintivo e quella mano…oh, quella mano si era ormai infilata dentro i jeans e aveva ripreso a strofinare il membro con ancora più forza di prima.

Il pensiero di essere lui a ridurre il più grande così era gratificante.
Lasciò che la lingua facesse capolino fra i denti bianchi, inumidendosi le punta delle dita con fare languido sotto lo sguardo attento del suo spettatore.
Si divertiva a portare avanti la sua opera con deliberata lentezza, abbandonandosi a falsi gemiti solo per godere dei sussulti del suo compagno.

Anche lui comandava a modo suo, penso fra sé e sé nel momento in cui si soffermò sul dito medio con meticolosa attenzione, chiudendo gli occhi e mugugnando con simulato piacere.

Non si poteva però certo dire che Minho apprezzasse la sottile ribellione del suo compagno.
Le regole del gioco erano chiare: solo lui aveva la facoltà di decidere quando, come e dove.

Per questo gli afferrò i capelli castani e tirò, facendo così piegare la testa al suo fidanzato in un movimento brusco.
Scorse di sguincio quel pomo d’Adamo che avrebbe volentieri morso e succhiato, ma lo ignorò.

-Non stuzzicarmi, Tae- digrignò a denti stretti.

Questi non rispose, ma lasciò scivolare le falangi contro il suo stesso collo – premendo un poco di più altezza delle clavicole-, per poi continuare giù, lungo il petto ed arrivare finalmente ai capezzoli.
Minho, che era ora piegato su di lui e teneva il volto vicino al suo, osservava rapito il modo in cui quelle dita disegnavano piccoli cerchi attorno a quei bottoncini turgidi, prima di afferrarli, torcerli e tirarli.

Taemin era così concentrato sui suoi stessi tocchi, da non accorgersi che il compagno si fosse alla fine sfilato i pantaloni. Ormai aveva indosso solo i boxer – pur non avendoli visti, il ballerino ne avvertiva chiaramente la stoffa sottile e bagnata che strusciava contro il suo fianco, lì dove il più grande spingeva il bacino in cerca di frizione.

Quest’ultimo stentava a frenare la sua passione: era rapito, sì, rapito ed incantato dal modo in cui la pelle di quel torso magro si stesse arrossando sotto i violenti pizzichi e le feroci carezze.

-Adesso, mh? Minho – stavolta fu il più piccolo a stuzzicare l’orecchio dell’altro, sfiorando appena il lobo con il suo gonfio labbro inferiore.

-Continua, scendi –e, come se non fosse stato abbastanza chiaro, aggiunse – voglio vedere come ti tocchi. Devi toccarti pensando a me, e devi farlo lentamente.

Taemin annuì sbrigativo, circondando il suo membro con tutta la mano. Il respiro gli si bloccò in gola per un poco, tanto che ebbe quasi l’impressione di soffocare- ma se quello era il prezzo, non gli dispiaceva morire d’asfissia.
Cominciò quindi a pompare, il corpo gli fremeva un poco per la sofferenza di aver aspettato tutto quel tempo prima di darsi sollievo.
Quella lunga attesa forzata lo aveva reso più sensibile del solito, così che l’estasi provata lo travolse in pieno e non riuscì a trattenersi dal velocizzare un poco i movimenti.

Minho però gli bloccò subito il polso, sordo a tutte le sue proteste.

-No, no. Più piano.

Il diretto interessato annuì di nuovo, sentendosi sollevato quando l’altro gli riconcesse la possibilità di muovere la mano. Stavolta decise di stare più attento: non gradiva certo l’idea di doversi limitare quando tutto ciò che desiderava era raggiungere l’orgasmo.
Ma d’altro canto come avrebbe potuto liberarsi di quella ormai quasi dolorosa scarica di piacere se l’altro seguitava a bloccarlo di continuo?

Osservava il modo in cui la pelle vellutata del suo membro si modellava sotto i suoi tocchi, mentre il respiro pesante di Minho si scontrava con ferocia ora sul suo collo, ora sulla sua spalla.
Ogni tanto si soffermava a stuzzicare qualche punto più sensibile sotto i suggerimenti di quell’unico spettatore, altre volte era costretto a rallentare ancora, rischiando di essere interrotto di sana pianta in caso contrario.

Eppure godeva di quella tortura perché, per quanto fosse innegabile che lui si sentisse male, Minho dal canto suo era ridotto in condizioni persino peggiori.
Dopotutto, pensò divertito, il “sadismo” del compagno era più che altro una forma un po’ subdola di masochismo, a giudicare dal modo disperato in cui quei fianchi si sospingevano contro il suo corpo o da come ogni tanto gli mordesse la spalla per evitare di gemere.

A Taemin piaceva.
Piaceva molto.

Gradì però ancora di più quando vide finalmente quei boxer sparire chissà dove e l’erezione del fidanzato- in piedi, accanto a lui- puntare dritta contro il suo viso.

Di lavoretti di bocca ne aveva sempre ricevuti, ma mai dati e, se era per questo, la prospettiva non lo allettava affatto.
Eppure c’era un qualcosa in quella posizione che gli spezzava il respiro e gli faceva girare la testa.

Come d’istinto, tirò fuori la lingua- esitante e un po’ nervoso, ma soprattutto curioso.

Sentì allora delle dita spesse intrecciarsi fra i suoi capelli. Pensava stessero per spingerlo ancora di più contro il membro turgido a poca distanza dalla sua bocca, ma fecero l’esatto contrario: con un altro movimento brusco- ma mai troppo violento-, Minho allontanò di scatto la sua testa.

Chiedendosi dove fosse il problema, il giovane alzò gli occhi fino ad incontrare quelli del compagno, un poco assottigliati in uno strano sguardo che sapeva di affetto.

-Non c’è ne è bisogno, Minnie-ah.

Era buffo, lo era molto, quell’altalenare costante nel carattere di Minho che lo portava ad impartire severi ordini l’attimo prima e a ricoprirlo di premure l’attimo dopo.
Era buffo, ma anche molto bello ed erano questi, proprio questi i momenti in cui Taemin sapeva di essere stato fortunato ad innamorarsi di Choi Minho.

-Non ce n’è bisogno- ripeté lui con un lieve sorriso.

-Ma io voglio provare

-Mh? Vuoi?

Sì, voleva. Non sapeva per quale motivo quella gli sembrasse tutto ad un tratto una prospettiva eccitante ma…lo era.

-Mh-mh. Voglio. Minho, lo voglio.

Lo vide tentennare, un poco indeciso sul da farsi: le sopracciglia erano corrucciate in un atteggiamento pensoso e le pupille fisse sul muro dietro al divano.
Taemin aveva quasi l’impressione di aver fatto una qualche specie di dichiarazione, per quanto deviata che fosse, ed era sicuro che Minho la pensasse allo stesso modo e fosse proprio per quel motivo che continuasse a chiedersi cosa rispondere e cosa fare.

Infine sospirò.

-Va bene- e come Taemin riavvicinò un poco il volto, fu svelto ad aggiungere- ma non ancora. Non ora. Prima…

La sua voce si era fatta ora un poco roca, come se d’improvviso la gola gli si fosse prosciugata.
Si leccò con fin troppa lentezza il gonfio labbro inferiore, mentre gli occhi di Taemin osservavano avidi la scena.

-Prima voglio che ti masturbi.

Il piccolo era un po’ confuso, in realtà. Non era quello che aveva fatto sino ad ora?
Scrollò le spalle, decidendo di non crucciarsi troppo sulla faccenda. Riavvicinò la mano al membro ma fu fermato dal compagno prima ancora che potesse toccarlo.

-No, non così, Minnie. Bagnati di nuovo le dita…fallo bene, mi raccomando.

Ed ora era tutto più chiaro, pensò il ballerino.

Sorrise mentre il compagno prendeva finalmente posto sul divano, proprio davanti a lui. Le gambe muscolose di quest’ultimo si intrecciarono con le sue, più sottili ma non meno forti, il tutto facendo sì che esse rimanessero ben spalancate e offrissero la migliore visuale possibile.

Taemin si prese tutto il tempo necessario per inumidire le sue falangi e Minho d’altro canto non gli mise alcuna fretta, limitandosi a pompare il suo membro senza troppa convinzione.
Non era la prima volta che il più piccolo faceva una cosa del genere, ma ciò non toglieva che fosse ancora vergine: il suo corpo non era affatto abituato ad intrusioni di quel tipo e, se non preparato a dovere, poteva essere fin troppo doloroso per i suoi gusti.

Quando si fu assicurato di essere pronto, avvicinò piano il primo dito alla sua fessura.

In un primo momento si limitò a carezzare quel piccolo anello di muscoli, bagnandolo un poco e abituandolo alla sensazione del suo tocco. Poi, facendo molta attenzione, infilò il primo, cercando di andare più a fondo possibile.

Aspetto qualche secondo prima di cominciare a muoverlo con velocità moderata- e lo vedeva Minho che non si perdeva nemmeno un momento di quella scena, quasi incantato alla vista del suo dito voracemente inghiottito a quel modo.

Taemin non poteva dire che provasse piacere a masturbarsi così.

Se doveva essere sincero, era una sensazione piuttosto sgradevole. Non solo il suo corpo non era abbastanza elastico da poter accogliere più di due dita, ma con il solo uso della saliva come lubrificante, quel movimento diveniva a tratti fastidioso.
Non che provasse addirittura dolore, quello no.
Tuttavia bruciava e…no, non lo si poteva definire stimolante.

Eppure il modo in cui Minho impazziva per quello, perdendo del tutto il controllo bastava a ripagarlo di tutto.
Forse si sarebbe dovuto sentire disgustato dal modo in cui il suo fidanzato sembrava morbosamente compiaciuto di quell’atto, ma non era così. Al contrario, per quanto assurdo potesse sembrare, si sentiva lusingato da ciò.

Decidendo di essersi abituato a sufficienza a quella sensazione, fece per aggiungere un altro dito, solo per essere fermato per l’ennesima volta – il moro sembrava non riuscire a lasciarlo in pace quella sera.

Prima che potesse chiedergli il motivo di quella pausa, vide Minho inumidirsi con dovizia una delle sue dita.

Il membro di Taemin cominciò a dolergli come mai prima di allora, quando osservò l’indice del suo compagno sparire nel suo corpo – e non lo capiva il perché la sensazione dei loro polpastrelli che si sfioravano nel calore di quell’antro gli desse alla testa, proprio non lo capiva.

Forse, forse era lui quello malato, si disse.

Gli sfuggì un piccolo lamento nell’apice di un respiro.
Quella sensazione fino a qualche secondo prima sgradevole, si era d’improvviso trasformata: non sembrava più la stessa cosa.
Era speciale, era magnifica, era così eccitante.
Si chiese se fosse l’impressione di essere in un certo qual senso uniti a farlo sentire così –e per un attimo fugace se lo chiese, come doveva essere fare l’amore, quello vero.

Quelle sue strane sensazioni si acuirono ancora di più quando Minho si sporse in avanti e posò le labbra sulle sue.
Non si era accorto di quanto gli fossero mancate fino ad allora : entrambi condividevano un’enorme passione per i baci-quegli schiocchi di labbra che sapevano dire tutto e niente al tempo stesso, tanto e più espressivi delle parole-, così che erano soliti passare gran parte del loro tempo a sfiorarsi e lambirsi le labbra.
Taemin si sentì rinato sotto quei tocchi e nel calore di quella bocca.

Quando Minho provò ad allontanarsi, allungò subito la mano libera per riavvicinare il suo viso con una certa disperazione e—

E sì, era troppo.

Troppo, troppo.

Il calore che avvolse il suo basso ventre gli diede l’impressione di andare a fuoco, mentre il collo si intorpidiva e le punte dei piedi si arricciavano con spasmodica insistenza.

-No, Minnie-ah, non venire – quella voce sensuale sussurrò contro le sue labbra.

Taemin non aveva voglia di starla a sentire, stavolta. Girò la testa, intento ad ignorarlo –gli occhi fissi sul tessuto nero del divanetto.

-Minnie-ah – riprovò il più grande- c’è un qualcosa di meglio. Te lo prometto, è meglio.

Il giovane premette ancora più il viso contro il cuscino, e si sentì quasi tradito quando Minho tolse il dito e lui perse quello strano contatto, quell’unione che avevano condiviso fino a quel momento.

-Ascolta, Taemin…non hai detto che volevi provare, mh?

Sì, era vero, pensò, e non seppe da dove trasse la forza d’animo necessaria per fermarsi – il suo orgasmo brutalmente interrotto che cominciava quasi a farsi doloroso.

Prese due, tre, quattro respiri profondi nel tentativo di calmarsi.
Minho dal canto suo attese paziente, carezzandogli un poco i capelli, come a volerlo tranquillizzare.

-Mh – mormorò poi con voce spezzata- mi—mi metto per terra? Credo sia più comodo, giusto?

-Io pensavo a qualcosa di diverso, a dirti la verità – replicò l’altro con un che di malizioso.

Taemin lo guardò interdetto, cominciando a chiedersi se fosse il caso di temere qualunque cosa sarebbe successa di lì a poco.

-…del tipo?

Quel corpo snello ma muscoloso gli si fece vicino con movenze subdole, circondandogli la schiena con entrambe le braccia.
Sentì altri due baci posarsi sulle sue labbra – il primo leggero e affettuoso, il secondo appena un poco più profondo-, e poi altri ancora venire schioccati sugli zigomi, sul collo, sulla spalla.

-Ti piacerebbe provare un sessantanove? Che ne dici? – gli mormorò contro la pelle.

L’interpellato ci pensò un poco, da una parte allettato all’idea, dall’altro dubbioso, siccome gli sembrava una performance piuttosto scomoda da mettere in atto.

Poi però gli tornò alla mente come era stato bello sentirsi unito con Minho nel momento in cui le loro dita si erano sfiorate e carezzate in modo così intimo.

Si chiese se potesse di nuovo sentirsi vivo con il corpo dell’altro facendo qualcosa di simile, se potesse di nuovo provare una simile gloriosa, intima sensazione.

Finì per annuire prima ancora di potersene rendere conto.

Il più grande continuò a baciarlo ancora un po’, evidentemente affascinato dal rumore delle sue labbra contro quella pelle tonica.

Tuttavia non appena notò che il partner cominciava a trovarsi in difficoltà, viste le condizioni in cui era ridotto, lo guidò sul divano, di modo tale che stesse steso su di un fianco.

-Mh…Minho? Non dovremmo stare…sai, tipo, io sopra e tu sotto? – chiese imbarazzato, ridacchiando e coprendosi la bocca come suo solito.

-Così è più comodo – fu la semplice risposta e Taemin decise di fidarsi e lasciarsi guidare dal più esperto.

Lo vide stendersi anche lui sul fianco, ma con la testa rivolta verso il suo grembo.
Il cuore gli batteva forte e, sì aveva paura, ma non vedeva l’ora di cominciare.

Quando sentì la mano calda di Minho iniziare a carezzargli il membro, emise un mugolio strozzato e lo implorò di fermarsi.

-M-Min…lasci cominciare me? Io…sto per esplodere e non ce la faccio se tu già mi tocchi.

Interpretò il silenzio del compagno come un assenso, prese un paio di profondi respiri e si costrinse a calmarsi ancora una volta.
Infine riaprì gli occhi – che non si era nemmeno reso conto di aver chiuso- e cominciò a pompare con movenze languide il membro teso e bagnato che aveva di fronte, guadagnandosi un rumoroso grugnito dal ricevente di quelle splendide attenzioni.

Dopo un paio di minuti, raccogliendo tutto il suo coraggio –e accantonando quel po’ di disgusto che era riaffiorato fugacemente alla sua mente- tirò fuori la lingua e la trascinò lungo tutta la lunghezza dell’erezione, cercando di non soffermarsi troppo a pensare quanto strano fosse quel sapore.

Vide la gamba destra del ragazzo diventare tesa per qualche secondo, prima di tremare un poco.

Gli piacque.
Decise che era una buona reazione e si fece coraggio, tirando di nuovo fuori la lingua e leccando e suggendo come e dove poteva.

Scoprì che fosse più faticoso di quel che pensasse e si rese anche conto di non essere molto bravo a farlo, a giudicare dal modo in cui sfiorava per sbaglio l’erezione con i denti o da come facesse fatica a muovere bene la lingua. Tuttavia il più grande sembrava estasiato lo stesso, se il continuo tremore delle sue gambe , il suo respiro pesante e i frequenti grugniti a stento repressi ne erano un sufficiente indizio.

Taemin pensò che fosse qualcosa di magico e non poté trattenersi dal posare un leggero bacio sulla punta, prima di lappare ancora una volta tutta la lunghezza dell’erezione.
Fu quello il momento in cui il più grande decise di mettersi all’opera: il ragazzo sentì delle mani grandi e calorose afferrarlo, carezzarlo, giocare con la sua pelle tesa fino a farlo impazzire, prima di avvilupparlo in quel guanto caldo che era la sua bocca.

Non riuscì a trattenere un piccolo gemito, uno che sembrò recare altro proibito piacere al suo compagno.

Minho era decisamente più esperto di lui e per Taemin risultava difficile concentrarsi su ciò che doveva fare con quelle continue scariche che gli indebolivano i nervi e fiaccavano i muscoli.

Non si lasciò scoraggiare, però, perché ora, ora che aveva finalmente recuperato quella strano senso di comunione, non voleva perderlo di nuovo.

La sensazione di calore nel suo basso ventre crebbe ancora una volta, fino a farsi quasi insopportabile. Ma ciò che considerava davvero speciale non era tanto il pensiero della sua imminente liberazione, quanto più la sensazione del corpo di Minho che tremava accanto al suo e come il suo.

Erano entrambi ad un passo dal venire, Taemin poteva leggerlo nel modo disperato in cui si stavano unendo, alla ricerca di qualcosa di più – senza che nessuno dei due potesse dire bene cosa.

Nel giro di pochi secondi si spensero l’uno nella bocca dell’altro, in uno strano abbraccio fatto di passione e nascoste tracce d’affetto.

Gli era di nuovo scoppiato il cuore, pensò il ballerino, e si domandò per qualche piccolo attimo se fosse successo anche a Minho.

Questi si sollevò a fatica, solo per ristendersi e appoggiare la sua fronte contro quella del compagno.
Il più piccolo per tutta risposta gli posò pigramente un braccio sulla vita, troppo stanco per poterla stringere.

Infatti erano entrambi a dir poco esausti e avvertivano gli occhi chiudersi sotto il peso del sonno.
Passarono una buona mezz’ora così, viaggiando in uno strano dormiveglia e dandosi pizzicotti a vicenda per tenersi svegli – immaginando che non fosse una buona idea farsi sorprendere l’indomani ridotti in quello stato dai genitori di Taemin.

Alla fine, ritrovata la forza per sollevarsi, si decisero a ripulirsi alla bell’e meglio nelle docce dell’edificio e rivestirsi.

-Stanco? – chiese Minho infilando la chiave nella serratura.

-Abbastanza…domani ho pure il test d’inglese – borbottò il diretto interessato, senza resistere alla tentazione di stropicciarsi gli occhi con le dita della mano destra, come a voler scacciare via il sonno che ancora gli appesantiva le palpebre.

-Cosa? Perché non me lo hai detto?

-Perché avresti reagito così

-Non era il caso di farlo…- osservò il moro, accigliandosi – avresti dovuto dirmelo.

Taemin ridacchiò un poco.

-Ma mi eri mancato.

Sentì una strana, piacevole sensazione nel petto quando vide l’altro sorridere ed annuire, come a voler concordare con lui.

-Mh. Però la prossima volta, si va al cinema, sia chiaro – disse ridacchiando.

-Ci sto!- fu la risposta di Taemin.

Non aspettarono nemmeno di chiudere la porta per prendersi per mano.

-Tanto, ti posso baciare quanto voglio al buio .

Sì, il cinema era decisamente una buona idea.

Note finali: Eccoci qui al termine di questa storia!
Come ho accennato nelle premessa, ho molte lamentele osservazioni da comunicarvi riguardo a questa fic, e per rendere la tortura l’elenco più sintetico (?), lo esporrò a punti.

  1.        Questa storia mi ha dato una serie di difficoltà infinite. Ho dovuto aggiungere/modificare parti della storia, riscriverne altre, cambiare l’idea di base almeno quattro volte, aggiungere o rimuovere dettagli…è stata una pena. Quando l’ho terminata di scrivere, quasi metà storia era illeggibile (nel senso letterale del termine, e non in senso “estetico”) e quindi l’ho lasciata a marcire nel mio pc per qualche mese, prima di decidermi a riprenderla in mano.
    Si può dire che l’abbia quasi dovuta riscrivere di sana pianta.
  2.      Lo “scheletro” di questa storia era quanto di più confuso io abbia mai potuto concepire. Da una parte volevo una “violenta” bdsm, dall’altra volevo creare quantomeno un filo di introspezione psicologica. Alla fine, ciò che ne è venuto fuori è uno strano miscuglio delle due cose, e questa storia, come si suol dire, non è “né carne, né pesce”.
  3.   Siccome, se non fosse chiaro, ho sviluppato un odio profondo per questa fic, pur avendola ricontrollata, l’ho fatto in maniera sbrigativa. Davvero, non ne potevo più di rileggerla. Se avete trovato errori, orrori, ripetizioni ed altre imperfezioni che a me sono sfuggite (scommetto che ce ne sono tante),  sentitevi liberi di comunicarmele e provvederò a correggere!
  4.    Soliti sentiti ringraziamenti a plubuffy per la sua consulenza costante :3
    Perché se non ci fosse lei a darmi una mano e a spronarmi, probabilmente non scriverei una cipalippa (e forse sarebbe anche meglio, direte giustamente voi).
  5.      Ultimo punto, ma non per importanza, grazie  mille per esservi fermati a leggere! Spero che la storia, per quanto sia venuta male, si sia rivelata una piacevole lettura! Se doveste avere qualche consiglio per migliorarla, sappiate che è ben accetto! Non solo: se la storia non vi è affatto risultata gradita, vi prego, non fatevi scrupoli a scrivermi e farmi sapere perché. Fin tanto che si tratta di critica costruttiva, mi fa sempre piacere riceverne :3

Basta, chiudo il papiro qui.
Ancora grazie e alla prossima!
Bacioni! :3

 

 

P.s: Hey, procions! Ti avevo detto che lo avrei messo il titolo alternativo XD

2 pensieri su “Keep in Touch

  1. Come avevi detto, non sono un’amante delle pwp, ma! come ogni storia scritta bene, essa non mi è dispiaciuta!
    Ammetto che sarei curiosa di leggere una tua fic “violenta”, perché in giro (e parlo di EFP sezione SHINee) non ce ne sono, le uniche che ne fa (e anche scritte bene) è Fei, per il resto le altre possono essere “violente”, ma non come della prima!
    Come già detto “Da grande voglio fare il falegname” è geniale, più un titolo è “scemo” più l’apprezzo…
    Di errori io non ne ho trovati, lo dico…. e devo dire che l’ho trovata scorrevole. Probabilmente gli errori (se ce ne sono) mi sono sfuggiti, ma sai come sono, no? x3
    Sia Taemin che Min mi sono piaciuti, un po’ per il loro carattere, per le premure che hanno tra loro e per quello che pensano, e la fine è stata jfdnfjd (lo sai che sono un’inguaribile sentimentale)!
    Era da tanto che aspettavo di leggere qualcosa di tuo, mi hai reso taanto felice ;_;

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